Preso in prestito dall'inglese, STALKER significa colui che si avvicina furtivamente o, se preferite, l'esploratore. Tratto da un racconto dei fratelli Strougatsky STALKER è in primo luogo la storia di questo esploratore. Che, abbandonata la moglie e la figlia si unisce ad uno scienziato e ad uno scrittore per scoprire un paese lontano e proibito. Al centro del quale, in una stanza misteriosa, si esaudiscono tutti i desideri.
Romanzo di fantascienza quindi: ma ogni film di Tarkovsky, dal celebre ANDREJ ROUBLOV a SOLARIS e a LO SPECCHIO sfugge alle classificazioni Nell'opera di questo erede (forse il più grande) del mitico cinema sovietico, ogni film è una riflessione sullo sfondo che accompagna i personaggi nelle loro vicende. Ogni storia di Tarkovsky e quindi un veicolo, forse un pretesto per parlarci della condizione dell'uomo. Di quella nella società in cui Tarkovsky vive (e non per niente i suoi film sono stati tenuti a lungo sottochiave dai sovietici); ma anche di quella che tiene più o meno prigioniero ogni individuo, in ogni parte del creato. Toccato dalla grazia di saper trasformare ogni immagine del quotidiano in fantastico e in metaforico,
Tarkovsky fa del viaggio di STALKER una lunga iniziazione, un apologo a momenti straziante sul destino dell'uomo, sul ruolo della società, sull'assenza della fede.
Non è un film di facile lettura, come tutti quelli del suo autore. E contiene passaggi, come la parte centrale nella quale i dialoghi sembrano per un istante avere il sopravvento sulla forza straordinaria dell'ambiente, dove la matrice intellettuale può anche disturbare. Ma contiene anche immagini, e trasmette emozioni di una forza e di una sensibilità quali raramente il cinema raggiunge. E nelle quali mistero e realtà si fondono e si rilanciano meravigliosamente.